Ciao michelozzo, fede è a courma e sta imparando a sciare. La nonna laura, che ama il tuo bambino come amava te, guarda il monte bianco, dove ti abbiamo portato, e alla fine eccovi di nuovo tutti insieme. Tu ci manchi da morire ma ricordarti ci fa sempre ridere tutti. E mercoledì ci saranno un po’ di tuoi amici a cena da me e ne sono felice. Un bacione, pelatino, fai il bravo, mi raccomando!!!
Cosa rende una persona tanto speciale, indispensabile, vitale per un’altra? E’ una questione fisica o mentale? finora non avevo neanche avuto la forza di scrivere poi ho risentito la tua voce grazie a questo bellissimo luogo d’incontro di chi ti ha voluto davvero bene e l’emozione grande che mi ha pervaso mi ha dato la forza di “partecipare” almeno un pochino… la tua assenza è una presenza costante nella mia vita. Livia
“Poi mi venne l’idea di andare in montagna, di cercare quel luogo in fondo alla Valle d’Aosta dove il nonno mi aveva insegnato a sciare. Per giorni si era dato da fare: lezioni con il maestro la mattina, ailenamenti con lui ii pomeriggio. Sembrava avere fretta, finché mi disse: ‘Penso che tu adesso ce la possa fare, sei pronto per la pista della Val Veny’.
La discesa nel bosco regala un panorama completo della catena del Monte Bianco.
Di fronte al ghiacciaio della Brenva si fermò, si sistemò il cappeliino di lana grezza,si tolse i guanti e mise in bocca una caramella al rabarbaro Baratti, una di quelle che teneva sempre in tasca. poi cominciò a parlarmi e capii che tutte le lezioni avevano un solo fine, portarmi in quel punto. “quando tuo padre morì io lo cercai per molto tempo. poi, un giorno che ero qui da solo l’ho trovato e ogni volta che torno lo sento. vorevo che tu lo sapessi”. Non disse altro e io rimasi in silenzio.
(…)
Quella mattina salii con la prima funivia, quella dei maestri con le giacche a vento rosse, le piste erano ancora intonse, la neve scricchiolava sotto gli sci. Quando arrivai a guardare la parete di roccia dell’Aiguille Noire de Peuterey, che slancia la cima dei Monte Bianco, ero completamente solo. Ferrno con gli occhi fissi sul ghiaccio prima trovai il nonno, poi papà Gigi. Rimasi ad ascoltarlo a lungo.”
Da “Spingendo la notte più in là”, di Mario Calabresi
Ciao Michele, questa è una di quelle giornate in cui ti facevo uno squillo , e parlavamo dell’ultima puntata dei simpson, oggi ti avrei detto che il mio piccolo Edoardo, che chiamo Pippo, vedendo Darth Fener dice “vadda Homble” ( trad. “Guarda papá Homer” ) perchè per lui è Homer!!!! Ti voglio inesauribilmente bene, sorridici mentre nuotiamo in questo mare. Max
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25 febbraio 2013 at 10:06
Ciao michelozzo, fede è a courma e sta imparando a sciare. La nonna laura, che ama il tuo bambino come amava te, guarda il monte bianco, dove ti abbiamo portato, e alla fine eccovi di nuovo tutti insieme. Tu ci manchi da morire ma ricordarti ci fa sempre ridere tutti. E mercoledì ci saranno un po’ di tuoi amici a cena da me e ne sono felice. Un bacione, pelatino, fai il bravo, mi raccomando!!!
25 febbraio 2013 at 10:11
Ciao Michelino, ci manchi ci manchi ci manchi mannaggia. Sofia
25 febbraio 2013 at 17:36
Cosa rende una persona tanto speciale, indispensabile, vitale per un’altra? E’ una questione fisica o mentale? finora non avevo neanche avuto la forza di scrivere poi ho risentito la tua voce grazie a questo bellissimo luogo d’incontro di chi ti ha voluto davvero bene e l’emozione grande che mi ha pervaso mi ha dato la forza di “partecipare” almeno un pochino… la tua assenza è una presenza costante nella mia vita. Livia
25 febbraio 2013 at 18:54
Il ricordo di te sarà la tua presenza. Ci manchi Mike!
Fabio Manola Mauro
6 marzo 2013 at 08:49
“Poi mi venne l’idea di andare in montagna, di cercare quel luogo in fondo alla Valle d’Aosta dove il nonno mi aveva insegnato a sciare. Per giorni si era dato da fare: lezioni con il maestro la mattina, ailenamenti con lui ii pomeriggio. Sembrava avere fretta, finché mi disse: ‘Penso che tu adesso ce la possa fare, sei pronto per la pista della Val Veny’.
La discesa nel bosco regala un panorama completo della catena del Monte Bianco.
Di fronte al ghiacciaio della Brenva si fermò, si sistemò il cappeliino di lana grezza,si tolse i guanti e mise in bocca una caramella al rabarbaro Baratti, una di quelle che teneva sempre in tasca. poi cominciò a parlarmi e capii che tutte le lezioni avevano un solo fine, portarmi in quel punto. “quando tuo padre morì io lo cercai per molto tempo. poi, un giorno che ero qui da solo l’ho trovato e ogni volta che torno lo sento. vorevo che tu lo sapessi”. Non disse altro e io rimasi in silenzio.
(…)
Quella mattina salii con la prima funivia, quella dei maestri con le giacche a vento rosse, le piste erano ancora intonse, la neve scricchiolava sotto gli sci. Quando arrivai a guardare la parete di roccia dell’Aiguille Noire de Peuterey, che slancia la cima dei Monte Bianco, ero completamente solo. Ferrno con gli occhi fissi sul ghiaccio prima trovai il nonno, poi papà Gigi. Rimasi ad ascoltarlo a lungo.”
Da “Spingendo la notte più in là”, di Mario Calabresi
15 aprile 2013 at 08:28
Ciao Michele, questa è una di quelle giornate in cui ti facevo uno squillo , e parlavamo dell’ultima puntata dei simpson, oggi ti avrei detto che il mio piccolo Edoardo, che chiamo Pippo, vedendo Darth Fener dice “vadda Homble” ( trad. “Guarda papá Homer” ) perchè per lui è Homer!!!! Ti voglio inesauribilmente bene, sorridici mentre nuotiamo in questo mare. Max